Sembrerà bizzarro ma con una bicicletta è possibile gonfiare un palloncino, accendere le luci di un albero di Natale, far funzionare un frullatore o uno spremiagrumi. Ma anche dare vita a un’opera d’arte interattiva, ricaricare telefono e computer. Basta pedalare. Lo dimostra un progetto avviato nel 2003 dal Centro Antartide, centro di studi e ricerche di Bologna che opera nel settore della comunicazione ed educazione ambientale, e dall’Associazione culturale Dualica di Danilo Traverso. Il merito è di un generatore di corrente che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica pulita. Per funzionare deve essere applicato alla ruota posteriore della bicicletta. La corrente prodotta - circa 12 volt - cambia in funzione dell’intensità e della velocità della pedalata .
Per far funzionare un elettrodomestico servirebbero cinque ore di attività, per caricare un cellulare bastano dieci minuti. Il prezzo alto e la necessità di una batteria sempre carica, per ora, li rendono adatti solo a concerti green e musei
Serve per usi semplici come accendere una lampadina e nei casi più complessi, si legge nella presentazione dell’iniziativa: « Il generatore carica una batteria che, attraverso un inverter, è in grado di alimentare i comuni apparecchi a 220 volt». Danilo Traverso, 50 anni, è il costruttore. Lui ha disegnato il progetto, fatto i prototipi e i motori. La prima bicicletta sostenibile l’ha costruita nella cantina di casa seguendo un tutorial di un ideatore inglese. Da diversi anni manda avanti il progetto da solo e gira l’Italia con i suoi bicigeneratori . Ma nella vita fa il manager di un’azienda di abbigliamento e la sostenibilità, più che una passione, rappresenta per lui un valore da portare avanti e trasmettere agli altri. «Si tratta di una bicicletta a cui è collegato un motore a magneti permanenti che produce corrente elettrica a bassa tensione», spiega. «Negli anni il lavoro è stato quello di inventare applicazioni analogiche e digitali da abbinare. Volevo far capire alle persone quanta fatica ci vuole a produrre energia ». Quando parla di applicazioni digitali si riferisce a quelle che, tramite un sistema di comunicazione capace di monitorare i movimenti della bicicletta, «fanno succedere qualcosa a livello digitale, come pedalare per andare più veloce in un percorso di un videogioco».
E poi ci tiene a precisare: « Queste biciclette non sono una misura alternativa all’energia elettrica, non possono diventare uno strumento di produzione . Servono soprattutto per intrattenere e sensibilizzare sulle tematiche ambientali». Per confermare la sua opinione Traverso fa una comparazione: «Avere un pannello solare di un metro quadrato sul terrazzo di casa equivale a pedalare 10 ore al giorno in maniera continuativa, non è sostenibile anche perché, nelle famiglie, i consumi sono aumentati».
Come usare l’energia generata
Ruggero Sguera, perito industriale specializzato in elettrotecnica e automazione, 41 anni, ha una visione diversa. Per lui ogni persona potrebbe avere in casa una bicicletta elettrica che genera e riconverte energia. Nel suo blog spiega con schede e video come crearla. Al telefono ci dice: «La bici elettrica viene venduta con il motore attaccato alla ruota. Possiamo staccare i tre fili della centralina e attaccarli a un raddrizzatore e regolatore di carica per turbine eoliche da 12/24 volt per unirli poi a un regolatore di carica che si attacca a una batteria. Così abbiamo ottenuto un impianto di generazione e di accumulo di energia». Ma come si potrebbe riutilizzare quell’energia? «Bisogna attaccare la batteria a un inverter e a sua volta attaccarlo al quadro generale di casa. In questo modo, se stacchi la corrente, puoi utilizzare l’energia elettrica della batteria in varie maniere come per ricaricare il telefono o alimentare il frigorifero», precisa Sguera.
Quando gli chiediamo quanto dovremmo pedalare per le due attività, lui prende la calcolatrice, digita e poi risponde: «Almeno cinque ore di pedalata giornaliera per produrre l’energia che alimenta un frigorifero, solo dieci minuti per ricaricare il cellulare». Ma coprire il consumo di tutti gli elettrodomestici risulta impossibile, la batteria dovrebbe avere sempre energia immagazzinata. Neanche l’investimento in denaro per la bicicletta è così sostenibile: si parte da 500 fino a oltre 1.500 euro. «Sarebbe bello se le persone venissero pagate per pedalare un determinato numero di ore al giorno e poter produrre per tutti energia pulita», aggiunge. Al contrario, Traverso sconsiglia sia di comprare queste tipologie di biciclette sia di produrle homemade. In passato uno scrittore residente in una città di montagna (con poche ore di luce solare) lo aveva contattato per installare una bici con il generatore di energia elettrica.
Ora al museo della scienza
L’idea iniziale era ricaricare una batteria mentre scriveva e faceva attività fisica. « Avevo fatto il progetto, ma poi non è andato in porto perché non era né sostenibile né funzionale», ribadisce Traverso. Lui, i bicigeneratori, continua a noleggiarli per eventi, progetti, iniziative avviate in diverse città italiane e anche in Svizzera. Tra le numerose collaborazioni ci sono quelle con Edison, Eni, Hera. Il prezzo del noleggio oscilla dai 300 ai 500 euro a settimana e dipende dall’applicazione aggiunta alla bici. Solo una bicicletta è stata venduta, ma dietro a questa scelta, spiega ancora Traverso, c’è una motivazione precisa: « L’ha comprata un museo della scienza e ha uno scopo: educare» .
di Milena Gabanelli e Massimo Sideri